“la grande ora, amore ove è odio, luce dove è tenebra. Legge dove è disordine” Le ultime parole scritte dal giornalista Ather Capelli, direttore della Gazzetta del Popolo a Torino, già volontario di guerra e veterano d'Africa. Poche ore dopo, nell'androne di casa, un sicario politico lo uccise. Era il 31 marzo 1944.

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martedì

Ather Capelli nasce a Ferrara il 31 Ottobre del 1902 e muore per mano fratricida comunista il 31 marzo 1944. Giovanissimo aderisce al movimento fascista; squadrista, partecipa alla Marcia su Roma, Sciarpa -Littorio, volontario in Africa Orientale ove viene decorato al Valor Militare, Cavaliere della Corona d’Italia viene insignito dell’Ordine della Stella Coloniale. La sua attività si sviluppa nel campo culturale, scrive commedie e drammi, è un ottimo giornalista e collabora con numerose testate. Fondatore dell’Associazione Nazionale dei Combattenti di Moncalieri, città alla quale era particolarmente legato fin da giovanissimo, in quanto organizzatore di vari spettacoli culturali (concerti, commedie e drammi scritti di suo pugno) rappresentati a cura della Compagnia Filodrammatica “Sursumcorda”, il tutto sempre a puro scopo benefico. Era cittadino onorario della città, che nel 1944 gli intitolò una piazza (naturalmente dopo la “liberazione” il nome venne prontamente cancellato).
Sempre pronto ad accorrere dove la Patria chiama, il 10 giugno 1940 chiede l’arruolamento volontario ma gli viene rifiutato per una grave menomazione di guerra. Con i suoi scritti e la partecipazione attiva al fronte interno porta il suo contributo alla guerra; il 2 gennaio 1943 entra a far parte della Redazione della Gazzetta del Popolo. Dopo il 25 Luglio 1943 rimase fedele ai suoi principi ed alle sue idee: sono sue queste parole dette, in quei giorni, ad un collega.. ”Ma no, stammi a sentire, il popolo italiano è fondamentalmente buono, il cammino sarà ancora lungo e difficile ma è innegabile, oserei dire – fatale, che la Nazione alla fine comprenda quanto stiamo facendo per riscattarla dal fango in cui è stata spinta.” Il 20 Settembre 1943, in un momento politicamente molto delicato, immediatamente successivo all’infausto 8 Settembre, quando ben pochi osavano credere nella ripresa nazionale e per essa esporsi, accettava l’ incarico di Direttore del quotidiano torinese la Gazzetta del Popolo.
Ather Capelli non ha esitazioni, è coerente, non ha l’animo dell’opportunista che attende l’evolversi dei fatti, sa che non vi sarà l’invocata vittoria ma bisogna cadere con l’arma in pugno perché le Nazioni, come gli uomini, debbono osservare i Valori dello spirito e del carattere. Il 17 gennaio 1944 assume la carica di Direttore dell’Illustrazione del Popolo. Il 31 Marzo 1944 dopo un intensa mattinata di lavoro al giornale con il collega giornalista Indro Montanelli(che fu l’ultima persona a vederlo in vita) mentre tornava alla sua abitazione per il pranzo, il gappista Giovanni Pesce, che lo attendeva dentro il portone di casa, gli scaricava addosso tutti i colpi delle sua pistola mitragliatrice, dandosi poi alla fuga. Sulla sua scrivania veniva ritrovato un appunto di lavoro per un articolo che avrebbe scritto la sera: “la grande ora, amore ove è odio, luce dove è tenebra. Legge dove è disordine”. Ather Capelli era un uomo di pace che sapeva affrontare la guerra, che bandiva l’odio fra italiani, che sapeva arrivare al cuore con i suoi scritti: perciò doveva essere eliminato!
(Tratto da: Ather Capelli “una vita per l’Italia e per l’idea”)

TORINO 2 APRILE 1944 
LA SALMA DI ATHER CAPELLI SALUTATA DAI FASCISTI TORINESI



LA STAMPA 1 APRILE 1944

LA STAMPA 2 APRILE 1944

LA STAMPA 5 APRILE 1944

Sciarpa Littorio, volontario in A.O. nel 315° Btg. CC.NN. “Gruppo Diamanti”, decorato al V.M., Cavaliere della Corona d’Italia, insignito anche dell’Ordine della Stella Coloniale. Fu fondatore dell’Associazione nazionale Combattenti di Moncalieri (TO), città che amò molto e dove a scopo benefico organizzò da ragazzo commedie, concerti e drammi da Lui stesso scritti; questa cittadina, che gli diede la cittadinanza onoraria, gli intitolò anche una piazza (dopo la liberazione ne fu prontamente cambiato il nome in piazza Amedeo Ferdinando I). Fu corrispondente de: La Stampa Sportiva- Il Piemonte Sportivo - La Cronaca Sportiva - Le Scimmie e lo Specchio - La Tribuna del Cairo, e altre testate giornalistiche, nonché fondatore del periodico “Vent’anni”. Appartenne alla famiglia della Gazzetta del Popolo per circa un ventennio, prima come corrispondente e inviato speciale in Italia e all’estero, e poi con incarichi ispettivi; nel gennaio del ’43 entrò a far parte della Redazione. Allo scoppio della guerra, fece di tutto per arruolarsi ma non gli fu possibile. Perduta ogni speranza di andare al Fronte, si dedicò ad un’intensa opera di propaganda come scrittore ed oratore del Ministero di Cultura
Fascista. Sul finire del 1941, accettò la carica di Segretario del Fascio di Pinerolo (cittadina piemontese a cui personalmente sono molto legato) e poi quella di Ispettore di Zona. Alla la caduta del fascismo rimase fedele alle sue idee e principi, tant’è che dopo l’8 settembre accettò senza incertezze la direzione del quotidiano torinese; incarico che svolse con rettitudine e intelligente sensibilità politica e giornalistica; ogni suo articolo era incentrato alla solidarietà nazionale, all’unione degli animi oltre ogni rancore ed odio di parte, per il bene della Patria.Nel gennaio del ’44, divenne anche Direttore della illustrazione del Popolo. Tre mesi dopo, al termine di una intensa mattina di lavoro al giornale e una lunga discussione su varie questioni africane avuta col collega Indro Montanelli (che fu l’ultimo a vederlo vivo), mentre rincasava per il pranzo fu assassinato da Giovanni Pesce, gappista “Medaglia d’oro” della resistenza; questi ebbe la sfacciataggine di vantarsi dell’omicidio nel suo libro “Soldati senza uniforme”, pubblicato a Roma nel 1951.

TORINO -1 FEBBRAIO 1945
 Sfila la Brigata Nera Ather Capelli 


In suo onore gli fu intitolata la I Brigata Nera
fondata a Torino il 19 Luglio 1944 e comandata da Giuseppe Solaro

I^ BRIGATA NERA"ATHER CAPELLI" TORINO

La I^ Brigata Nera "Ather Capelli" è costituita a Torino il 19 luglio 1944-XXII, intitolata al giornalista della Stampa di Torino assassinato dai partigiani alcuni mesi prima.
La prima operazione di contro-guerriglia a cui prende parte la Brigata è quella che dal 18 settembre la vede impiegata nella zona di Rondissone, alla caccia dei ribelli che assassinarono il Capo della Provincia Raffaele Manganiello. L'operazione protrattasi fino al 9 ottobre ha pieno successo, viene sgominata la Brigata Partigiana Garibaldi-Valle, ne viene ucciso il comandante assieme a 52 ribelli, e ne sono fatti prigionieri 30. Nel frattempo la Brigata "Capelli" è anche impegnata in Torino nel mantenimento dell'ordine pubblico e nella prevenzione di attentati terroristici.
Il 4 novembre il distaccamento di Pinerolo compie un'importante azione contro il comando partigiano concentrato sui monti limitrofi; in collaborazione con l'Esercito Tedesco gli squadristi distruggono il comando partigiano, che fungeva tra l'altro da campo di prigionia, liberano così 11 militi delle SS Italiane e sequestrano una notevole quantità di armi automatiche. Nei primi giorni di novembre il comando di Torino prende parte coi suoi militi alla liberazione di Alba, continuando comunque nel controllo della città, delle linee ferroviarie e degli stabilimenti industriali.
Nel febbraio '45 il Comando della Brigata è ricevuto dal Duce che ne loda l'operato. Il 28 aprile 1945 la città viene evacuata dall'Esercito della Repubblica Sociale e dall'Esercito Tedesco, solo i militi della Brigata Nera rimangono al loro posto proteggendo le retrovie dei reparti che lasciano la città. Mille cecchini sono dislocati sui tetti delle case e nei punti strategici, e su questi si abbatterà la vendetta dei ribelli che troveranno la città praticamente indifesa. Il Comando della Brigata Nera, presso la Caserma Cernaia, è occupato dalle forze partigiane solo quando i militi lo hanno da tempo abbandonato. Giuseppe Solaro, Ispettore per il Piemonte delle Brigate Nere, nonchè ex-comandante della Brigata "A.Capelli" viene catturato ed assassinato mediante impiccagione ad un albero di Corso Vinzaglio, dopodichè il suo corpo martoriato è esposto per le vie cittadine e quindi gettato nelle acque del Po.








ORGANIGRAMMA E COMPOSIZIONE DELLA BRIGATA
Dislocazione : Torino, posta da campo n° 841
Comandante : SOLARO Giuseppe, sino al 23 aprile 1945, PAVIA Mario
Vice Comandante : Tenente Colonnello GUALDI ing. Lorenzo ;
Tenente Colonnello POLLONE avv. Carlo
Capo si Stato Maggiore : Tenente Colonnello MUSSO Aldo
Capo Ufficio Informazioni : Maggiore MASSA Dante
Servizi generali : Maggiore CICOLELLA Italo
Assistenza, stampa e propaganda : Sottotenente GIORGI Gioachino
Servizio sanitario : Capitano medico STARACE Luigi
Mobilitazione, personale e matricola : Tenente DORIA Salvino
Intendenza : Tenente RAGONA Giacomo
Amministrazione e contabilità : Tenente BOSCHETTO Guido
Armamento, equipaggiamento e casermaggio : Tenente BALDO Guido
Vettovagliamento : Tenente CIRIELLO Tullio
Minuto mantenimento e servizi di caserma : Capitano DI DIO Giovanni
Ufficio investigativo federale : Tenente BOGGIO Giuseppe
Cappellano : Tenente GAIA Don Ettore
Compagnia EIAR
Comagnia "LA STAMPA"
1° Battaglione distaccamento di Chieri e Moncalieri
2° Battaglione, distaccamento di Chivasso e Pinerolo


LA BRIGATA NERA "ATHER CAPELLI"

LA CASERMA DELLA BRIGATA NERA



28 aprile 1945, Torino
A Torino, nella caserma di via Asti, sede del Comando provinciale della GNR, nella notte tra il 27 e il 28 aprile: “La decisione finale è di raggiungere la colonna in partenza da piazza Castello…La caserma è abbandonata da più di cento uomini, a dirigere le operazioni è il Capitano Milanaccio. Su di un camion a rimorchio, con le fiancate protette da materassi, salgono le famiglie, con donne e bambini, e vi vengono deposti anche quattro cadaveri…alla testa ci sono due autoblindo, poi il camion coi familiari ed un carro armato leggero. Ai fianchi, appiedati, un centinaio di militi…il corteo prende via Po, i militi marciano riparati sotto i portici e si uniscono, a metà strada con quelli provenienti dalla Caserma Bergia….E’ l’una di mattina ed in piazza Castello i fascisti con i loro familiari, ed i pochi tedeschi riunitisi ai Giardini Reali hanno formato una colonna di parecchie migliaia di persone, dalle 15.000 alle 20.000. il Colonnello Cabras ha il comando, mentre il Colonnello Swich ha il compito di proteggere la colonna con le autoblindo della Leonessa. Viene dato l’ordine di prepararsi a partire, ma i carri trainati dai buoi devono essere abbandonati, chi vuole può andare in bicicletta. Il Colonnello Swich si sgola al megafono perché la partenza avvenga per Reparto o gruppo familiare. Prima parte un’autoblinda, dietro una Lancia….il Colonnello Swich e il Tenente Domenico Lena, il primo in auto con mitragliera, il secondo in moto, fiancheggiano la colonna. Dopo le macchine seguono due compagnie dei RAP, due plotoni della X° MAS, un Battaglione Mussolini, un gruppo di Ausiliarie, il Battaglione OP della GNR, la Brigata Nera Ather Capelli. Chiudono la colonna le autoblindo della Leonessa. La testa della colonna raggiunge Porta Palazzo quando i Giardini e il cortile del Palazzo Reale sono ancora pieni di gente che vuol salire sui camion. Per non intasarsi sotto l’arco che unisce Palazzo Reale con via XX Settembre, ci si divide: gli automezzi pesanti raggiungono Porta Palazzo passando per Piazza Castello ed i Giardini Reali, gli altri passando sotto l’arco. La direzione è verso Milano”.
(Michele Tosca, “I ribelli siamo noi”, Collegno 2007)


Raffaele Manganiello
Nel 1920 si iscrisse ai Fasci di Firenze, dove intanto si era trasferito. Due anni dopo, quando partecipò alla marcia su Roma, era ormai uno dei Capi riconosciuti del movimento fiorentino. Nel 1932 divenne segretario federale ad Imperia; poi, nel 1934, fu trasferito a Catanzaro, quindi nel 1937 a Cosenza e per pochi mesi a Rodi nel 1940, dove esercitò anche la funzione di ispettore del partito per il Dodecaneso. Nel 1939 divenne consigliere nazionale della Camera dei Fasci e delle Corporazioni. L’8 novembre del 1940 assunse l’importante incarico di Presidente del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (C.O.N.I.), che mantenne fino al 25 luglio del 1943. Alla direzione del CONI fu sostituito da una gestione commissariale. All'indomani della caduta del governo fascista venne sollevato dall'incarico e recluso nel penitenziario romano di Forte Boccea. Liberato in seguito all'occupazione tedesca della capitale, aderì con entusiasmo alla Repubblica di Salò. Il 1º ottobre 1943 Mussolini lo nominò prefetto di Firenze. Esercitò questa carica fino al 23 luglio 1944 allorché, si trasferì al nord nelle terre rimaste sotto il controllo della Repubblica Sociale. Giunto al nord e stabilitosi a Varese, Manganiello fu nominato prefetto di Torino al posto di Paolo Zerbino.
Tuttavia, proprio mentre, privo di scorta, si accingeva a raggiungere a bordo della sua Aprilia, il 14 settembre 1944 fu preso prigioniero al casello autostradale di Rondissone (TO) da una pattuglia partigiana. Manganiello tentò di fornire le false generalità del veterinario Mario Visconti ma i documenti sequestratigli erano inequivocabili. Insieme ai compagni di viaggio fu prelevato e consegnato ad un gruppo guidato dal vicecomandante Trancia "un ragazzo poco più ventenne". Dopo l'uccisione della sua scorta, i brigadieri della Polizia Repubblicana Alceo e Francesco Gabriellini e dell'Ausiliaria Dorotea Lantieri, che incinta aveva chiesto un passaggio per Torino, fu fucilato il giorno stesso presso Mazzè (TO) da elementi partigiani. I corpi completamente denudati furono gettati nel fiume Dora.
Alla sua memoria fu intitolata la Brigata Nera di Firenze "Raffaele Manganiello".

BARTOLOMEO VITTONE
Squadrista della 1^ BB.NN. Ather Capelli, di anni 24, il 29 gennaio 1945 viene catturato e passato per le armi da partigiani della  Divisione Garibaldi, a Villafranca Piemonte

26 APRILE 1945